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domenica 22 maggio 2011

Bologna-Bari 0-4, da una vittoria all'altra, una retrocessione che lascia l'amaro in bocca. Ed intanto, ecco Grandolfo..


Agli occhi di molti sconosciuto, a quelli d'altri una piacevole riconferma che si presenta nel grande calcio. Quello che conta. Quello che il Bari al triplice fischio finale abbandona nella speranza di un semplice "arrivederci". Ed intanto, lui, Francesco Grandolfo, nativo di Castellana Grotte, sii gode il momento. Il suo momento. Un piattone all'angolino sinistro di Viviano, un destro con il contagiri ed un facile appoggio in porta. Tre gol all'esordio da titolare (aveva disputato due spezzoni contro Palermo e Lecce) per far innamorare il "Dall'Ara"che al momento del cambio (al suo posto Strambelli) gli riserva, inaspettatamente, una standing ovation da sogno. Lui, che con gli occhi di un bambino esulta ai gol che nemmeno crede di aver siglato e che dedica allo zio, scomparso abbastanza recentemente. Poi, dopo il Grandolfo-show, tocca a Huseklepp mettere la firma per un poker che sa di beffa agli stessi baresi che si sono visti sfuggire la serie A di mano. Un campionato che era iniziato nel migliore dei modi con la vittoria strameritata con la Juventus e chiuso con la quartina rifilata a Di Vaio & Co. Da una vittoria all'altra con 24 sconfitte di mezzo che sanciscono una retrocessione inaspettata ai nastri di partenza. Tornando al match è il Bari a dominare la scena, presentando giovani con la voglia di far bene. Cosa che coloro che si erano presentati come leader (Almiron, Barreto, Masiello etc) non avevano mai mostrato. Rinaldi padroneggia la difesa, Galasso imposta tutte le azioni dall'out mancino, Huseklepp si destreggia sulla fascia cercando sempre di interagire con un superlativo Bentivoglio e Kopunek è sempre pronto a creare una cerniera che impedisce a Siligardi di percorrere le vie centrali, sempre intasate dal centrocampo barese. E poi c'è Grandolfo, per il quale, forse, ci siamo soffermati sin troppo. Un plauso anche a Strambelli, stratosferico con il suo esterno preciso. Quello che da il la alla quarta marcatura. Ma, ritornando alla prima frazione, dopo soli 6 giri di lancette è il norvegese dal piede fatato a mandare alto di niente un buon pallone. Protagonista della scena, poi, Emanuele Viviano che ipnotizza un destro da posizione ravvicinata di Bentivoglio. Poi il baby-centravanti della primavera, dopo un inizio stentato, offre una visione che i romagnoli non avrebbero voluto vedere. Un Bologna prevedibile, lento, ma soprattutto impacciato nella manovra tecnico-tattica delle azioni. Le fasce diventano un optional, Di Vaio è troppo isolato li davanti e la squadra finisce per perdersi. Le misure dei passaggi non sono mai azzeccate. Nemmeno da Mudingayi, totalmente assente in mezzo. Nel finale è Di Vaio, che con l'orgoglio da capitano, prova a regalare sussulti ai tanti presenti. Ma non ne va bene una e Gillet manda sul palo il suo potente destro. Due minuti di recupero che vedono solo i galletti offrire un torello simpatico. Giusto per non demolire gli avversari con la testa alle vacanze da mesi, ma con una A prossima da disputarsi. Il Bari, invece, dovrà rimboccarsi le maniche per rivivere momenti del genere. Uno scenario strano, che per un giorno inverte i valori dei due club.

Bologna-Bari 0-4

(30', 46', 51' Grandolfo, 73'Huseklepp)

Marco Fornaro

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